Louange à l’eternité de Jesus è una piccola perla di Oliver Messiaen. Oggi la conosciamo come una parte del Quatuor pour la fin du temps, scritta per pianoforte e violoncello, in realtà questo brano aveva un altro nome, Oraison, e era pensato per degli strumenti molto particolari: un ensemble d’onde martenot, un sintetizzatore analogico inventato appunto da Martenot. Questo strumento si caratterizza per un suono che sembra provenire da un’altra realtà: non c’è attacco nel suono, la fine è soltanto una sfumatura, la consistenza sonora è costante, non cade e non finisce mai; per un brano il cui titolo significa preghiera è proprio lo strumento perfetto. Nel Quatuor, Messiaen ha voluto inserire questo brano senza nessuna modifica nella partitura, ma con due strumenti diversi. Se da una parte il violoncello può imitare e essere un grandissimo sostituto dell’onde martenot, il pianoforte invece crea un ambiente completamente diverso: al posto delle note lunghe e senza tempo suona degli accordi lenti, ribattuti e costanti nel tempo. Questo crea una sorta di ritmo implacabile, che per essere tale richiede una grandissima maestria e concentrazione da parte dell’esecutore. L’arpa si può introdurre perfettamente in questa trasformazione. L’intero brano, infatti, può essere eseguito utilizzando enarmonici nelle corde basse, così al posto dei ribattuti del pianoforte, dove l’attacco del suono è inevitabile, avremo un inseguirsi di corde diverse che generano però lo stesso suono. Ogni corda nasconderà il suo attacco nel suono della precedente e coprirà quello della successiva, imitando una colonna sonora ineluttabile. L’arpa diventa un ponte di collegamento verso l’onde martenot, grazie al potente e lungo suono delle note basse e alla capacità di mai ribattere la stessa corda crea con il violoncello un accostamento sublime al servizio dell’introspezione e della meditazione che questo brano suscita.
Ho lavorato partendo dallo spartito per pianoforte e violoncello, utilizzando gli enarmonici sia per creare quel legame con il suono dell’onde martenot di cui parlavo, sia per potenziare alcuni accordi nei crescendo che necessitavano di maggior potenza sonora.