Fantasia in Do minore K475 & Fantasia in Re minore K397

Sono certo che a molti è nota la mia passione per le Fantasie. Come, quindi, non cimentarmi nell’esecuzione delle uniche due fantasie di Mozart? In primo luogo dobbiamo approcciarci in maniera molto differente. In queste due opere Mozart può usare nel pianoforte qualcosa a cui noi arpisti non abbiamo accesso con la stessa facilità: il silenzio. Nel pianoforte basta alzare il pedale, rimuovere le mani dai tasti, e l’esecutore avrà uno smorzato sublime di tutti i suoni. Nell’arpa, al contrario, l’arte dello smorzare è uno studio lungo e difficile anche per i più esperti e per raggiungere quel silenzio di cui prima parlavo dovremmo smorzare così tante volte, così costantemente, che la natura del brano sarebbe inevitabilmente distrutta. Nelle mie due trascrizioni ho indicato in maniera molto precisa, secondo la mia esperienza, dove e cosa smorzare; come sempre il mio obiettivo è conservare l’anima dell’originale, senza farsi imprigionare da essa. Se infatti cercherete a tutti i costi la perfezione (apparente) pianistica, rimarrete intrappolati.

Nella Fantasia in D c’è soltanto una scala cromatica da ritoccare e le soluzioni sono molteplici (le troverete al fondo). In quella in C, più lunga e più difficile tecnicamente ho trovato alcune soluzioni enarmoniche nei passaggi più veloci che aiuteranno a ottenere l’effetto arpistico equivalente. Entrambe queste fantasie suonano magnificamente sull’arpa.