M. Ravel

Il brano si ispira a una musica popolare, zingara e ogni arpista conosce molto bene questo brano, che contiene una delle cadenze più difficili che spesso ci vengono richieste nelle audizioni. L’originale era per violino e pianoforte, quest’ultimo con l’aggiunta di un accessorio chiamato luthéal, il quale permetteva di cambiare diversi registri timbrici attivando dei fermi sopra la tastiera. In questo modo il suono sembrava quasi percosso, pizzicato. Questo accessorio poi cadde in disuso e la grande orchestrazione per violino e orchestra di Ravel è ormai la più eseguita. Proprio in questa trascrizione Ravel aggiunge con grande maestria compositiva anche l’arpa. E se il violino assieme all’arpa potessero essere i due zingari?

La grande cromaticità del brano e il suo virtuosismo (non solo da parte del violino!) lo rendono una grande sfida. Perciò ho trascritto la partitura partendo dalla qualità di suono che Ravel avrebbe potuto immaginarsi, senza trascurare però una semplificazione di posizioni che potesse rendere più agevole l’esecuzione.